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Ivan Rachieli

La SEO per chi non sa niente di SEO

Una guida alla SEO base scritta pensando a chi non sa niente di SEO e che non ti spiega in alcun modo come «essere primi su Google». Ma per niente proprio.

La prossima diretta è il 30 maggio e parleremo di marketing via DM: usare WhatsApp, Telegram e Messenger per fare marketing . Il promemoria si imposta cliccando qui, non conviene perderla.

Questo articolo è una guida alla SEO base scritta pensando a chi non sa niente di SEO. Fino a oggi l’hai solo sentita nominare e sai che c’entra con «essere primi su Google» – 🏎️ LOL. Adesso hai deciso che invece è ora di iniziare a lavorarci – i social traffico sul sito non ne portano più – e cerchi qualcuno che ti spieghi le basi della SEO: da dove iniziare, quali sono le cose essenziali da sapere. Eccomi, piacere, quel qualcuno sono io 👋.

Questo è un articolo piuttosto lungo. Ecco un indice per orientarsi tra le varie sezioni, farsi un’idea degli argomenti e iniziare a leggere subito le cose che ti interessano di più.

  1. Trova un argomento di cui parlare
  2. Trova una keyword da associare all’argomento
  3. Produci contenuti approfonditi, autorevoli e aggiornati
  4. Cura la user experience dei contenuti
  5. Aggiorna i contenuti più vecchi e quelli meno riusciti
  6. Assicurati che il sito funzioni bene da telefono

Trova un argomento di cui parlare

Il problema da risolvere all’inizio è sempre lo stesso. Ti ricordi tutte le volte che hai fatto il calendario editoriale del blog e dopo un po’ hai iniziato a chiederti: e adesso come faccio a trovare sempre qualcosa di nuovo di cui parlare? Anche per la SEO base si parte da qui.

La prima cosa da fare per lavorare alla SEO del tuo sito è trovare argomenti di cui parlare. Ma non argomenti qualsiasi: argomenti davvero incredibilmente interessanti per il tuo target. E parlarne non come ne parlano tutti, ma con il tuo punto di vista: che deve essere preciso, netto, stabile e coerente per diventare una voce riconoscibile.

La SEO aiuta a imparare a mettersi nei panni del proprio target perché rende questo meccanismo incredibilmente esplicito. Non sei tu che cerchi su Google: sono loro. Il tuo sito deve venire fuori tra i risultati delle loro ricerche: non delle tue. Chi se ne frega di quello che interessa a te: l’unica cosa che conta è quello che interessa a loro.

Cosa li tiene svegli la notte a cercare su Google illuminati dalla debole luce dello schermo del telefono? Questi sono gli argomenti di cui parlare per scrivere contenuti che funzionano per la SEO. Per trovarli puoi percorrere queste tre strade.

➡️ Usa la mappa dell’empatia

Se non sai cosa pensa, vede, sente, fa e dice il target della tua comunicazione non vai da nessuna parte nemmeno con la SEO, quindi questa è la prima strada da percorrere. Noi insegniamo a farlo usando la mappa dell’empatia, che compiliamo così.

Di target e mappa dell’empatia abbiamo parlato tantissimo: su Guido ci sono due raccolte – «Individuare il target» e  «Usare la mappa dell’empatia per trovare il target» – e un workshop dedicato riservato agli abbonati – «Mettersi nei panni del target».

Se non sai da dove iniziare guarda questo video: dentro ci trovi tutte le informazioni essenziali per metterti al lavoro.

➡️ Chiedi sui social

Ad esempio: noi ogni tanto usiamo Instagram per chiedere a chi ci segue: «qual è la cosa che ti riesce più difficile fare quando lavori alla tua comunicazione?». Arrivano sempre molte risposte interessanti, noi le raccogliamo e le usiamo come spunto per il calendario editoriale: per il blog, per le dirette e i vlog su YouTube, per il podcast, per le raccolte e gli scaricabili di Guido.

Puoi fare la stessa anche tu. Scegli il canale che usi più spesso per parlare con il tuo pubblico, in cui hai già iniziato una conversazione e in cui è probabile che ci siano persone disposte a risponderti. Poi chiedi: «qual è la cosa che ti riesce più più difficile quando si tratta di X?». «Qual è la cosa che ti tiene sveglio la notte?». «Qual è il problema che non riesci a risolvere?».

Raccogli le risposte più interessanti e usale per trovare argomenti di cui parlare super interessanti per il tuo target.

➡️ Cerca sui gruppi

Con gruppi intendo: tutti quei posti online dove le persone si trovano per discutere di un interesse o di un problema comune. I più ovvi sono i gruppi Facebook – sui cui Facebook ha deciso di puntare tantissimo – ma ce ne sono molti altri.

Ci sono i forum che resistono al tempo e continuano a essere molto usati: per trovarli di solito è sufficiente cercare su google «argomento X + forum». Ci sono i gruppi su WhatsApp, su Telegram e su Messenger: più difficili da scoprire, ma una volta dentro ci si trovano un sacco di informazioni interessanti e di prima mano. E poi c’è Reddit: poco usato in Italia ma pieno di opinioni e di informazioni utili e di persone davvero appassionate, anche alle cose più strane.

Se vuoi saperne di più spieghiamo come fare ricerca su gruppi e forum nella raccolta «Fare ricerca per prendere decisioni».

Trova una keyword da associare all’argomento

Ci siamo, hai trovato un argomento di cui parlare 🎉.

E nello specifico l’argomento è questo. Vendi deodoranti per teenager e l’argomento di cui vuoi parlare è :«come evitare le macchie di sudore sui vestiti». Ne vuoi parlare perché sai che il tuo target si sta preparando ad andare al concerto di Ariana Grande e sta sveglio la notte pensando: «cosa mi metto al concerto di Ariana Grande? Ma soprattutto: non posso assolutamente permettermi di avere macchie di sudore sotto le ascelle altrimenti mi bullizzano su TikTok per i prossimi sei mesi».

Il passo successivo è trovare una keyword da associare a questo argomento. Serve per dire a Google: guarda, in questo post qui si parla in modo completo, specifico e esaustivo di come non avere macchie di sudore sotto le ascelle. Secondo me dovresti proprio farlo comparire nella prima pagina dei risultati di una ricerca del genere.

Keyword: cosa sono e perché sono importanti per la SEO, spiegato nel modo più semplice possibile

  • Cosa sono, versione semplice e un po’ sgrammaticata ma così ci capiamo al volo: una keyword è quello che scrive dentro Google chi lo sta usando per cercare qualcosa.
  • Cosa sono, versione più precisa, sintetica e che suona meglio tra gli addetti ai lavori: le keyword sono le domande che il tuo target fa a Google.
  • Perché sono importanti per la SEO, versione breve quasi a geroglifici: keyword nella ricerca ↔️ keyword sul tuo sito. Più SEO base di così si muore.
  • Perché sono importanti per la SEO, versione lunga: io cerco una cosa su Google, tu sul tuo sito parli di quella cosa usando le stesse identiche parole che ho usato io o quasi, hai una possibilità di finire tra i risultati della mia ricerca.
  • Ma comunque le keyword da sole non bastano perché Google usa 200+ fattori per decidere il posizionamento tra i risultati di una ricerca.

➡️ Parla come mangia il tuo target

Cosa scrive dentro Google un teenager per capire cosa mettersi per andare a un concerto e non avere macchie di sudore sotto le ascelle? Quali sono le parole esatte che usa? Non quelle che pensi che potrebbe usare, ma quelle che usa davvero? Vediamo un po’.

Tanto per cominciare è improbabile che cerchi con le parole «deodorante per teenager»: questo al massimo è il tuo posizionamento sul mercato, non le parole che usa il tuo target per cercare su Google. Non essere egocentrico e ricordati: chi se ne frega di quello che interessa a te, l’unica cosa che conta è quello che interessa a loro.

Iniziamo con una ricerca generica ma che c’entra con l’argomento: «prevenire macchie sudore sui vestiti»

I risultati della ricerca: «prevenire macchie di sudore sui vestiti». Decisamente non la ricerca che farebbe un teenager. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

A giudicare dai risultati posso dire che questa somiglia molto a una ricerca che farebbero le mamme dei teenager a cui voglio rivolgermi: c’è il canale donna di Fanpage, il sito Vivere più sani, Stile.it. Guardo tra le ricerche correlate in fondo alla pagina e ne trovo una più verosimile: «evitare macchie sudore sotto ascelle».

Una ricerca decisamente più verosimile, e il secondo risultato è così interessante che ti lascerà senza fiato. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

È il secondo risultato di questa ricerca – non a caso: è il blog di Cliomakeup – a darmi le parole esatte che usa il mio target. Se devo parlare con gli adolescenti non le devo chiamare «macchie» ma «pezze»!

Quindi, riassumendo: quali keyword posso usare in questo caso? «Ascelle pezzate rimedi» è di sicuro una keyword interessante. Altre keyword interessanti vengono dall’auto completamento di Google e dalle ricerche correlate in fondo alla pagina: «trucchi per non sudare sotto le ascelle» e «come non far vedere il sudore sotto le ascelle» non sono per niente male.

L’auto completamento di Google suggerisce una keyword interessante: «trucchi per non sudare sotto le ascelle». Clicca sull’immagine per ingrandirla.
Le ricerche correlate suggeriscono un’altra keyword interessante: «come non far vedere il sudore sotto le ascelle». Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Al netto delle ascelle e delle loro pezzature tiene sempre a mente questo: quando cerchi le keyword da usare per parlare di un argomento scegli sempre le parole che usa il tuo target, mai le parole che usi tu. A questo punto tra l’altro dovresti aver notato che questo è un concetto che torna piuttosto spesso: tutto il tempo passato a parlare di te e non del tuo target è tempo sprecato.

Come usare le keyword: cinque consigli da mettere in pratica

  • Tanto tempo fa c’era una sola strategia SEO: metti keyword dappertutto, anche scritte bianco su bianco nel footer del sito. Poi Google ha iniziato a punire che usava trucchetti del genere.
  • Nella SEO del 2019 le keyword hanno un peso relativo. Sono ancora importanti per posizionare una pagina tra i risultati di una ricerca ma – dicevamo – Google usa 200+ fattori per stabilire il posizionamento di una pagina.
  • Quando scrivi un articolo scegli una keyword principale su cui lavorare, poi usala nel titolo dell’articolo, meglio se all’inizio.
  • Usa la keyword principale anche nella URL dell’articolo. Nel migliore dei mondi possibili URL e keyword coincidono. Ad esempio la keyword principale dell’articolo che stai leggendo è «SEO base» e la sua URL è «seo-base».
  • Usa la keyword principale una volta nelle prime 150 parole dell’articolo, in qualche titolo di sezione e ogni tanto all’interno del testo ma sempre senza esagerare. Google è in grado di capire di cosa parla il tuo articolo anche se non metti una keyword ogni tre parole.

Produci contenuti approfonditi, autorevoli e aggiornati

Abbiamo un argomento, abbiamo una keyword e non abbiamo paura di usarla: è finalmente il momento di mettersi a scrivere.

La cosa più importante da sapere per iniziare a fare SEO nel 2019 e non nel 1999 è che la qualità dei contenuti è molto più importante della loro quantità. All’inizio di marzo 2018 BuzzSumo ha pubblicato i risultati di un’analisi su 100 milioni di articoli pubblicati nel corso del 2017 in cui tra le molte altre dice due cose decisamente interessanti per la SEO (qui si scarica il PDF).

➡️ La competizione per l’attenzione dei lettori è sempre più alta.

Il numero dei contenuti pubblicati cresce, il numero dei lettori resta sostanzialmente uguale. Questo significa che farsi leggere diventa sempre più difficile. L’analisi si basa su dati del 2017: è probabile che in due anni la situazione sia ulteriormente peggiorata. I contenuti sono sempre di più e l’attenzione è contesa da contenuti veloci e non testuali. I video su YouTube, le Instagram Stories, e la crescita di TikTok – per ora soprattuto negli Stati Uniti, ma arriverà anche in Italia – sono gli esempi più evidenti.

I post pubblicati su WordPress.com aumentano, le pagine viste diminuiscono. Fonte: BuzzSumo Content Trend Reports 2018. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

➡️ Reggono la competizione i contenuti approfonditi, autorevoli e aggiornati

I contenuti approfonditi, autorevoli e aggiornati continuano a essere letti, condivisi e linkati nonostante la competizione. Perché? Probabilmente perché si distinguono nettamente dal rumore di fondo che li circonda. Specialmente se il livello medio dei contenuti che li circondano è: «guarda, riesco a toccarmi la punta del naso con la lingua». Che magari è una cosa divertente da guardare cinque secondi, poi però basta.

Dal punto di vista della SEO è un po’ come dire: il target che vuoi raggiungere va su Google per cercare risposte alle sue domande. Il tuo compito è dargli la migliore risposta possibile. I contenuti approfonditi, autorevoli e aggiornati vengono ancora letti, condivisi e linkati: non c’è meme che tenga.

Contenuti approfonditi, autorevoli e aggiornati: sei consigli da mettere in pratica

  • Non perdere tempo e energie correndo dietro alle cose virali del momento. Questo è ancora più importante per le piccole attività che hanno davvero poco tempo da dedicare alla propria comunicazione.
  • Devi conoscere davvero molto bene il tuo target e i suoi bisogni per poter produrre pochi contenuti autorevoli e approfonditi che parlino solo di quello e non di altro.
  • Devi essere davvero molto generoso. Questo vale in generale ma è davvero cruciale per i contenuti scritti per posizionarsi tra i risultati di una ricerca. Pensare «poi la concorrenza mi copia» oppure «ma io sono qui per vendere» non ha senso. Se scrivi per la SEO chi ti legge deve pensare: questa era la cosa più completa e ben scritta che potessi leggere sull’argomento.
  • Non aver paura di esagerare. 2.000 parole sono il minimo per contenuti di questo tipo.
  • Mostra le tue competenze in pratica. Quando scrivi fai molti esempi, aggiungi link, screenshot, fotografie, video, grafiche e in generale qualsiasi cosa sia in grado di rafforzare i tuoi argomenti e farti percepire come davvero autorevole e preparato.
  • Preparati ad aggiornare e rivedere spesso i contenuti che hai già pubblicato.

Cura la user experience dei contenuti

Detto questo nessuno ha voglia di leggere più di 2.000 parole di contenuti organizzati e formattati male, un muro di testo senza ritmo, interruzioni e via d’uscita.

I contenuti lunghi e approfonditi hanno bisogno di essere sostenuti da un’esperienza di lettura adeguata. Ecco un po’ di consigli da mettere in pratica subito, utili anche per chi di SEO base – o non base – non vuole sentire parlare.

User experience dei contenuti per la SEO: una checklist da applicare subito

  • Dividi il testo in sezioni e assicurati che ogni sezione tratti in modo specifico di un solo argomento.
  • Dai a ogni sezione un titolo e formattalo come <h2>. Volendo in qualcuno di questi <h2> puoi inserire la tua keyword principale. Non esagerare oppure finisci per diventare ridicolo.
  • Se l’articolo è molto lungo usa questi titoli per creare un indice da mettere all’inizio.
  • Se pensi che sia necessario puoi dividere le sezioni in paragrafi.
  • Poi dai a questi paragrafi un titolo e formattalo come <h3>.
  • Scrivi frasi brevi e comprensibili. Mentre scrivi ogni tanto – se ha senso farlo – usa la tua keyword principale. Anche in questo caso non esagerare.
  • Usa il grassetto per evidenziare i passaggi chiave, ma non esagerare: non più di un grassetto per paragrafo. Se in un paragrafo non serve non metterlo, va bene lo stesso.
  • Quando stai elencando qualcosa usa gli elenchi: spezzano il muro di testo e migliorano la leggibilità.
  • Sempre per spezzare il muro di testo e invogliare alla lettura separa le parti di contenuto più pratiche in checklist e box informativi – esattamente come quello che stai leggendo adesso.
  • Se puoi e ha senso usa contenuti diversi dal testo: immagini, foto, grafiche, infografiche, video, audio. Se sono prodotti da te è meglio, se non sono prodotti da te verifica di poterli usare e ricordati di citare sempre la fonte. Non la fonte: internet, quella vera.

Aggiorna i contenuti più vecchi e quelli meno riusciti

Io sono fissato con la revisione dei contenuti di un sito, ed è una cosa che per la SEO torna davvero molto utile. Perché? Perché dal punto di vista della SEO non ci sono contenuti vecchi e nuovi ma contenuti efficaci e meno efficaci.

Ad esempio cinque anni fa Enrica ha scritto uno dei suoi articoli più letti, «Quanto costa un social media manager». È il primo risultato quando si cerca su Google «social media manager costo» oppure «social media manager prezzo» e in prima pagina quando si cerca «social media manager freelance».

Ho cercato su Google «social media manager prezzo» e guarda un po’ cosa ho trovato.

Non importa se sono passati cinque anni. Per Google è un contenuto efficace e continua a mostrarlo tra i primi risultati a chi cerca informazioni sul costo di un social media manager o su quanto farsi pagare come social media manager freelance.

SEO base significa anche prendersi cura dei contenuti che hai già scritto: per aggiornarli, migliorarli o unirli tra di loro.

➡️ Aggiorna e migliora i contenuti ben riusciti

Per il nostro blog questo articolo è un contenuto approfondito e autorevole. È anche aggiornato? Lo sarà per un po’. Per quanto? Diciamo per un anno dalla data di pubblicazione. E dopo? Dopo lo aggiorneremo, ma non in quel modo un po’ noioso in cui si aggiusta continuamente qualcosa che continua a rompersi.

Aggiornare un contenuto ben riuscito è un’occasione per portare nuovo traffico sul sito e migliorare il posizionamento dell’articolo per le sue keyword.

Se ne possono riscrivere delle parti per renderle più chiare, si aggiornano le informazioni che nel frattempo sono diventate obsolete, si migliora e si integra con nuove informazioni e nuovi contenuti – video, foto, immagini, audio – si verifica che i link funzionino ancora tutti e poi si rilancia sui social e alla mailing list. Ecco la nostra guida alla SEO base nel 2020. E avanti così.

➡️ Unisci e rafforza i contenuti mal riusciti

Su un blog ci sono quasi sempre anche alcuni articoli meno riusciti – capita a tutti, noi compresi. Cosa si può fare in casi del genere perché anche questi contenuti diano il loro contributo alla SEO?

Se ci sono diversi articoli poco convincenti che trattano più o meno lo stesso tema si possono unire tra di loro in un unico articolo più forte, completo e approfondito. Una volta finito gli articoli che non servono più si cancellano, si reindirizzano le URL che non esistono più a quella del nuovo articolo e poi anche in questo caso si rilancia sui social e alla mailing list.

Assicurati che il sito funzioni bene da telefono

Il 26 marzo del 2018 Google ha lanciato il mobile-first indexing. Che cosa significa? Significa che Google usa soltanto la versione mobile di un sito per indicizzare i contenuti e decidere come posizionarlo tra i risultati delle ricerche: sia quelle fatte da computer desktop sia quelle fatte da dispositivi mobili.

Un altro modo per dirlo è questo: per Google la versione mobile di un sito è l’unica che conta per decidere come posizionare un sito tra i risultati di una ricerca, quella desktop non viene più presa in considerazione. Tra l’altro per Google mobile significa telefono: i tablet stanno in una categoria a parte.

Ok, ma cosa bisogna fare in pratica? Iniziamo dalle basi: è il 2019, il responsive web design compie nove anni proprio in questi giorni quindi come minimo un sito dovrebbe essere visibile e funzionare correttamente su qualsiasi dispositivo. Da qui in poi si può migliorare iniziando a lavorare su due aspetti.

➡️ Rendi il sito facile da usare da telefono

Diciamo che tecnicamente il sito è responsive. Tu cambi dispositivo e lui si adatta e cambia forma. È un inizio, ma non basta. Responsive non significa solo «il sito si adatta al dispositivo che si usa per guardarlo». Responsive significa soprattutto «il sito si usa sempre bene su qualsiasi dispositivo».

In che senso «si usa»? Nel senso che tutto funziona a dovere, senza frustrazioni, errori o comportamenti inaspettati. I menu di navigazione si aprono e si chiudono. Gli slider di immagini e le gallery non diventano inutilizzabili. Il font cambia dimensione per non occupare troppo spazio. I form di contatto e di iscrizione alla newsletter funzionano normalmente. I contenuti sono organizzati e disposti in modo da essere sempre piacevoli da leggere.

Un ottimo modo per controllare se il sito è facile da usare da telefono è appunto usarlo da telefono per un po’ di tempo. Prendere il telefono, aprire il sito, staccare il WiFi e iniziare a passare da una pagina all’altra provando a fare tutto quello che potrebbe voler fare un visitatore qualsiasi. Nel frattempo prendere appunti e segnare tutto quello che non ci piace, non ci convince, si potrebbe decisamente migliorare, è proprio frustrante e ci fa arrabbiare. E poi chiamare il proprio web designer di fiducia e correre ai ripari.

Se vuoi approfondire puoi leggere due articoli – «Come migliorare il sito per mobile» e «Il tuo sito sembra amatoriale?» e guardare una raccolta – «Migliorare l’usabilità di un sito».

➡️ Fai in modo che il sito sia carichi in fretta

Il 53% dei visitatori chiude un sito se la pagina che vuole aprire impiega più di tre secondi a caricarsi. Questo è uno dei motivi per cui la velocità di caricamento è uno degli elementi che Google tiene in considerazione per posizionare una pagina tra i risultati di una ricerca.

Per capire quanto è veloce una pagina di un sito si può usare PageSpeed Insights di Google, che analizza la pagina e indica i punti su cui si può intervenire per farla caricare più in fretta. Noi ad esempio abbiamo molto su cui lavorare.

I risultati di PageSpeed Insights per il nostro articolo su Pinterest e il marketing. Dobbiamo lavorare soprattutto sulle risorse di cui hanno bisogno i plugin di WordPress per funzionare e sui tempi di risposta del server.

Se il sito usa una piattaforma come WordPress non sempre è possibile intervenire rapidamente. I problemi possono dipendere dal tema che si usa, da uno dei plugin installati sul sito o dall’hosting che ospita il sito. È probabile che si debba coinvolgere un professionista a cui affidare il lavoro ma PageSpeed Insights è utile per individuare rapidamente i problemi da risolvere e tenere traccia dei progressi.

➡️ Due strumenti gratuiti per testare il sito mobile

Google mette a disposizione due strumenti gratuiti per testare la versione mobile di un sito e individuare eventuali problemi.

Il primo è il Test di ottimizzazione mobile, che è bene usare su una pagina specifica per individuare eventuali errori e possibili soluzioni. Per scrivere questo articolo ho testato il nostro articolo su Pinterest e il marketing della settimana scorsa, e a quanto pare va tutto bene.

Il test di ottimizzazione mobile del nostro articolo su Pinterest e il marketing.

Il secondo è il report di usabilità che si trova all’interno della Google Search Console e aiuta a individuare le pagine del sito con problemi di usabilità da dispositivi mobili. Anche in questo caso per ora per Guido nessun problema.

Il report di usabilità mobile della Google Search Console di Guido.

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