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«Non ho un obiettivo, non mi ricordo di averne mai avuto uno»
Non ci sono planner comprati a settembre, non ci sono lavagne con scritti sopra gli obiettivi dell'anno, non ci sono calendari mensili o annuali, non ci sono quaderni delle nuove idee, non ci sono buoni propositi: niente di tutto ciò.
Pubblicato il 23 Gennaio 2019
Qualche giorno fa eravamo in macchina e ho chiesto a Enrica se aveva voglia di ascoltare l’episodio di un podcast in cui intervistavano Jason Fried – CEO di Basecamp. C’è una frase che lui dice quasi subito all’inizio dell’intervista: «I don’t have routines […] I don’t have any goals, goals are not something that I pay attention to».
Il fatto che Jason dica di non avere un obiettivo, che non si ricordi di averne mai avuto uno è molto interessante perché è l’amministratore delegato di una società che esiste da vent’anni e che ha molto successo, sia economico che culturale. Ed è ancora più interessante perché non è un’impostazione di questo momento, lui dice di aver sempre gestito la sua società in questo modo: «And people are “come on, you must have some goals! Like this or that” but I really don’t remember ever having one. I try to do the best I can at any given situation». Il senso è: non ho mai avuto obiettivi, faccio quella che ritengo essere la cosa giusta da fare in quel momento.
Questo vuol dire che non ci sono planner comprati a settembre, non ci sono lavagne con scritti sopra gli obiettivi dell’anno, non ci sono calendari mensili o annuali, non ci sono quaderni delle nuove idee, non ci sono buoni propositi: niente di tutto ciò. Mentre ascoltavamo Enrica a un certo punto ha messo in pausa e mi ha detto: «non sono d’accordo con niente di quello che sta dicendo».
Così è nata la nostra discussione: le abbiamo dato un nome, che è «L’obiettivo», ed è diventata la prima puntata di questo podcast.
Link
- La puntata del podcast con l’intervista a Jason Fried da cui è nata la discussione: Jason Fried: how to live life on your own terms
- L’intervista a John Acuff che cita Enrica durante il podcast: John Acuff: setting goals for success
- Basecamp, l’azienda co-fondata da Jason Fried e il suo blog, Signal V. Noise
- Il video e il post in cui parliamo del nostro obiettivo per il 2018 e dei nostri numeri reali
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Commenti 24
CommentaMille volte sì sull’imparare a faticare Marta! Forse avere un obiettivo realistico dà più senso a questa fatica (e sul realistico si aprono mille capitoli volendo: cosa vuol dire realistico? È più importante puntare in alto o mettersi nelle condizioni di raggiungere i risultati desiderati?)
Anche io sento la necessità di avere un obiettivo per andare avanti e sapere ogni giorno (o quasi) cosa devo fare. Se no mi siedo davanti al PC e fisso il monitor con lo sguardo perso nel vuoto. Ma attenzione, mi servono obiettivi concreti e per i quali sudare, non quella fuffa motivazionale che viene venduta oggi. E, come dice Ivan, bisogna anche cercare di non ossessionarsi con tutti quegli obiettivi numerici tipici del proprio settore. Credo che la chiave stia nel trovare il giusto equilibrio tra obiettivi, desideri, fatica e “numeri”. Grazie per questo podcast, davvero ben fatto! (ora vado ad ascoltarmi gli altri)
Credo che la vera difficoltà sia trovare il proprio equilibrio, in base a come siamo fatti.
Personalità molto creative avranno necessità di darsi obiettivi molto concreti e anche dei tempi di realizzazione, per non fluttuare tra le varie idee tutto il tempo.
Chi però è molto concreto, pratico e abitudinario avrà magari bisogno di una modalità più aperta.
Probabilmente l’obiettivo concreto da realizzare giorno per giorno e anche nel tempo per Jason è già talmente interiorizzato che non ha bisogno di porsene altri che altrimenti diventerebbero limitazioni o distrazioni per un ingranaggio perfettamente rodato.
Personalmente concorso con Enrica, non avere obiettivi chiari diventa pericoloso, perché è vero da un lato che per rendere la vita degna d’essere vissuta va coltivato il principio del piacere, tuttavia è in questo mondo che viviamo, con cui ci incontriamo e scontriamo, per cui va preso in seria considerazione pure il principio di realtà, che visto il valore soggettivo delle percezioni di ciascuno, poi ognuno vive la sua, ma comunque ne va tenuto conto.
vi ho ascoltati con molta attenzione e credo che abbiate ragione entrambi. A volte gli obiettivi mi sembrano degli alibi, cioè: lavoro sull’obiettivo e tralascio il quotidiano. Credo che Molti si pongano degli obiettivi irrealistici, ma solo perché non è il momento adatto per il proprio business oppure è troppo fuori target. Io credo nel detto: chi va piano va sano e va lontano. Prima di capire dove devo arrivare tra cinque anni non devo perdere di vista una visione anche settimanale o mensile. I cambiamenti li mettiamo in atto ogni giorno, anche se sembra che siamo fermi allo stesso punto da molto tempo. Ognuno conosce se stesso e ognuno sa, effettivamente, qual è il motore della propria attività e in base a questo bisogna lavorare e a volte può essere anche privo di obiettivi dichiarati.
Concordo Francesca, e aggiungo che settacciare via la fuffa dalla non-fuffa sta diventando di per sé un lavoro. ARGH!
Grazie Tiziana, mi hai dato materiale su cui riflettere con il discorso degli obiettivi già interiorizzati
Grazie Mila, aggiungi un bel tassello. Sul “ognuno conosce se stesso e ognuno sa” ti confesso che ho alzato il sopracciglio: speriamo che sia come dici tu :)
Non avere un obiettivo preciso ti distrae enormemente, sono davvero d’accordo, e lo sto provando sulla mia pelle. Anche solo per questo motivo, anche solo per riuscire a concentrarti su poche cose invece di pensare a mille progetti diversi, anche solo per questo, secondo me è indispensabile avere un’obiettivo.
A mio avviso, il macro obiettivo nasce nel momento in cui si ‘decide di partire’, tutti gli altri vengono strada facendo.
E potrebbero essere talmente ben allineati al macro, che non serve metterli nero su bianco.
Immagino che l’obiettivo principale, per alcuni, sia pagare le bollette e vivere dignitosamente (la differenza poi la fa il concetto di ‘dignitosamente’); il grado di soddisfazione personale: fare ciò che si sceglie, nel miglior modo possibile è assai gratificante e stimolante! e questo può invogliare a spostare l’asticella di numeri o qualità da raggiungere
Molto dipende anche da carattere e personalità, e concordo con Tiziana sull’interiorizzazione!
Complimenti, comunque.
Il vostro è un bel percorso e questo podcast ha un inizio piacevole e interessante
…e se il punto fosse, prima di “avere o non avere un obiettivo”, avere chiaro cosa sia un obiettivo e cosa comporta? Se penso alla mia esperienza, ho questo maledetto istinto di formulare un obiettivo come un bambino che dice “da grande voglio fare l’astronauta” perché ho questa immagine magica dell’omino in tutina e caschetto, che fluttua in assenza di gravità e osserva la Terra da fuori. Se da bambini avessimo consapevolezza del percorso di studi, dei test medici, del training durissimo che si fa prima di [forse, finalmente!] fluttuare nello spazio, magari diremmo vabbè, da grande mi apro un chiosco di limonata sotto casa, che è più facile. Formulare un obiettivo è fichissimo, ma il vero salto di qualità è non voltarsi dall’altra parte al momento di fare i conti con tutta la fatica che c’è dietro, e il tempo che ci vuole, e l’aspettativa che si genera in sé e nelle altre persone. Imparare a faticare è la vera sfida, che ci sia un obiettivo o meno. Potreste farci un corso sopra ;)